Colle del Calvario

AURONZO di Cadore e il monte Calvario
Il nome Auronzo è attestato per la prima volta nel 1188 come Auroncio e deriva da un tema preromano * aur, presente in vari toponimi alpini (es. Valle Aurina, Forcella Aurine), di significato sconosciuto; in latino il tema * aur è riferito ai metalli (aurum = oro; auramen = rame), ma nei dintorni di Auronzo si trovavano miniere di galena (solfuro di piombo, anche con tracce di argento, da cui il nome della
miniera più famosa, Argentiera) e di gallamina o calamina (carbonato di zinco).
Le recenti scoperte archeologiche sul monte Calvario (928 m) ad Auronzo hanno confermato che la val d’Ansiei fu frequentata dall’uomo fin dall’epoca preromana: dopo i primi ritrovamenti (1999-2000), le campagne di scavo condotte negli anni successivi dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, in collaborazione con il Gruppo Archeologico Cadorino, hanno documentato la presenza delle strutture murarie di un’area sacra, attiva dal I sec. a.C. e utilizzata fino al IV sec. d.C.; sono state ritrovate alcune monete romane di questo periodo, una lamina di bronzo rettangolare e due a disco, un manico e una tazza di mestolo (simpulum), tutte usate come offerte votive ; altri reperti (un lingotto di piombo di provenienza non locale, una scoria di fusione bronzea) hanno consentito di stabilire che nel santuario si effettuavano lavorazioni metallurgiche finalizzate alla produzione, riparazione e riutilizzo di manufatti votivi, realizzati con leghe di bronzo.

Il santuario di Monte Calvario era situato lungo un’antica via di attraversamento alpino che conduceva dalla valle del Piave fino al Comelico e alla valle della Gail (Gailtal, in Carinzia), lungo la quale si trovavano altri antichi santuari, a Lagole (a sud, presso Calalzo di Cadore) e a Gurina (a nord, in Carinzia) e postazioni militari tardo-romane (Cima Gogna, Passo Monte Croce di Comelico), scoperte recentemente. Si è quindi accertato che il toponimo Calvario, giunto fino ai tempi moderni, testimoniava l’antica esistenza di un luogo di culto di epoca preromana, che subì gli influssi della romanizzazione e della
cristianizzazione; anche la via Crucis che sale al Calvario è piuttosto antica e attestata fin dal Settecento.
L’aspetto probabilmente più importante del santuario proviene dalle 7 iscrizioni ritrovate sugli oggetti votivi, che testimoniano la continuazione dell’uso dei caratteri venetici fino al II secolo d.C., mentre in precedenza si pensava che questa lingua fosse stata sostituita dal latino già nel I secolo a.C.; è stato quindi ipotizzato che l’alfabeto runico, che si diffuse in seguito nel Nord Europa, nacque dal contatto in area alpina di due diverse culture, quella locale (venetica) e quella latina-romana, giunta verosimilmente in quest’area per motivi militari legati al controllo e alla difesa del territorio dalle possibili invasioni
provenienti dal Nord.

Nelle dediche delle iscrizioni votive del santuario del monte Calvario, scritte in alfabeto e lingua venetica, compare sistematicamente la forma maisteratorbos, derivata dal nome latino magister (maestro), ma non attestata in precedenza nella lingua venetica: le divinità titolari del santuario erano i maisterator (magisteratori, coloro che esercitavano la funzione di magister, cioè divinità “reggitrici”) e si veniva qui per offrire loro qualcosa (mestoli spezzati dopo le libagioni, monete, lamine votive); non è però ancora del tutto chiaro quali divinità indicasse in particolare questo termine (es. la triade Dioniso, Cerere e Proserpina; i fondatori dell’insediamento divinizzati, la triade capitolina romana di Giove, Giunone e Minerva).

Per saperne di più:
Visita la sezione archeologica del Museo Palazzo Corte Metto di Auronzo – Via Dante 4, tel. 0435 400035 – www.archeocadore.it/luoghi/localita/auronzo/

* Anna Marinetti, Culti nel Veneto preromano, tra autonomia e influssi esterni: la prospettiva delle iscrizioni (pp. 47-50).
* Anna Marinetti, Culti e divinità dei Veneti antichi: novità dalle iscrizioni, in “I Veneti antichi”, Cierre, Verona, 2008, pp. 155-182.

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