San Giorgio

Una chiesetta fra il monte Peron e la Pala Alta, sopra Bolago

La chiesetta di San Giorgio, visibile da molto lontano, si trova a quasi 1300 metri, posta su una balza rocciosa, tra le cime della Pala Alta e del monte Perón, poco sotto la Ponta di San Giorgio, da cui si può dominare la valle del Cordevole; è raggiungibile dalla frazione di Barp, proseguendo su strada fino a circa 1 km dopo la località Pian dei Castaldi e quindi a piedi per un sentiero.

La chiesa è citata per la prima volta in un lascito testamentario del 1392 come “sancti Zorgij de Dolada” (dolàda = roccia liscia); nel 1483 viene citata come “Sanctum Georgium”, assieme a “sanctum Faustinum“, in una concessione mineraria fatta al priore di Vedana, Gregorio Trevisan; alcuni elementi architettonici (muri suddivisi all’esterno da arcate cieche e croce murata sopra il portale d’ingresso) e la dedicazione a San Giorgio, tipico culto longobardo, fanno ipotizzare una prima fondazione nell’Alto Medioevo. Sui muri interni, fra il 1570 e il 1605, alcune persone lasciarono traccia del loro passaggio con scritte a carbone, che furono cancellate nel 1613, per ordine del vescovo Lollino. Sopra la porta d’ingresso, lavorata con un motivo a dentelli, è scolpita la frase “Ecce elongavi fugiens et mansi in solitudine”, cioè “Ecco sono fuggito ben lontano e sono rimasto in solitudine” che ricorda la frequentazione da parte di uno o più eremiti, storicamente attestati fin dal 1613; era sicuramente frequentata anche dai certosini di Vedana, durante il loro “spatiamentum” (passeggiata settimanale), come testimonia anche il paliotto dell’altare, diviso in 3 scomparti, con i monogrammi di Cristo, di San Giorgio e dei Certosini. Era meta di pellegrinaggi locali e nota come San Giorgio dal formài: si racconta, infatti, che un tempo venivano fatti salire alla chiesetta i bambini che non volevano magiare il formaggio, alimento fondamentale nella dieta contadina di un tempo e, dopo questa scarpinata, a stomaco vuoto, anche il formaggio che veniva allora offerto, diventasse gustoso, per intercessione del santo.

La chiesa, ad aula unica, è stata  sottoposta a lavori di restauro nel 1974-1975. All’interno si trovano: un altare intagliato in legno e dipinto (attribuito al XVII sec.), che, nelle nicchie superiori contiene le statue della Madonna col Bambino, di San Giorgio e San Salvatore, indicato dalla tradizione come primo vescovo di Belluno (un verbale di visita del 1599 riferisce invece che la terza statua era di San Gottardo); in alto c’è una tavola con l’immagine del Padreterno.

Per saperne di più

La Parrocchia dei Santi Faustino e Giovita in Libàno. Storia e religiosità della sua gente, a cura di Gianni De Vecchi, don Francesco Di Stefano, Edito dalla Parrocchia dei Santi Faustino e Giovita in Libàno di Sedico (BL), Tipografia Piave, Belluno, 2006, 344 – 353.

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